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Versare contributi al fondo oltre l’età pensionabile: è possibile?

Versare contribuiti al fondo oltre l'età pensionabile è possibile

Versare contributi al fondo oltre l’età pensionabile: è possibile?

I fondi pensione rappresentano un’opportunità di risparmio anche per chi ha già raggiunto o superato l’età pensionabile. Restare nel fondo e continuare a contribuire anche dopo il pensionamento è infatti possibile, e offre una serie di vantaggi che andrebbero valutati attentamente per trarre il massimo dalla propria pensione integrativa.

Tuttavia, per continuare a contribuire al fondo pensione anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile, occorre rispettare determinate condizioni che andremo ad analizzare nel dettaglio. 

Inoltre, vedremo che è possibile aderire a un fondo pensione anche dopo il pensionamento, se si continua a lavorare.

Infine, analizzeremo tutti i vantaggi derivanti dalla permanenza nel fondo anche dopo il raggiungimento dei requisiti anagrafici per l’uscita dal mondo del lavoro.

È possibile continuare a contribuire anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile?

La risposta è: sì! L’aderente può continuare a versare volontariamente contributi al fondo pensione anche dopo il raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia prevista dal regime previdenziale obbligatorio di appartenenza (ad esempio, per i lavoratori dipendenti del settore privato, nel 2023 l’età pensionabile è pari a 67 anni). 

Precisiamo che per raggiungimento dell’età pensionabile si intende il compimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia.

In particolare, l’aderente può farlo a condizione che, al momento del pensionamento, abbia aderito al fondo da almeno un anno. In questo caso, il soggetto può liberamente scegliere il momento in cui fruire delle prestazioni pensionistiche offerte dal fondo.

Facciamo un esempio, per chiarire meglio. Se l’età pensionabile per l’aderente è ad esempio pari a 67 anni, al lavoratore basterebbe aderire al fondo pensione a 66 anni, restare iscritto per un anno in qualità di lavoratore e maturare così il diritto a versare contributi. 

Ricordiamo, inoltre, che il periodo di partecipazione minima al fondo è pari a cinque anni, dunque nel nostro esempio per maturare il diritto alla pensione integrativa l’aderente, una volta pensionato, dovrà restare nel fondo per almeno altri quattro anni.

I pensionati che continuano a svolgere un lavoro dipendente possono aderire al fondo pensione?

Vediamo adesso l’altra faccia della stessa medaglia, cioè la possibilità di iscrizione al fondo pensione dopo il pensionamento di vecchiaia se l’aderente continua a svolgere un lavoro dipendente

Questa operazione è possibile, in forza dell’esistenza di un rapporto di lavoro nonostante il soggetto percepisca la pensione di vecchiaia.

Anche chi è titolare di una pensione può dunque iscriversi a un fondo in modo da gestire con esso i propri risparmi, godendo dei benefici riconosciuti agli aderenti, a partire dall’agevolazione fiscale sotto forma di deduzione dei contributi versati direttamente in busta paga.

Anche in questo caso occorre sapere che si potrà vantare il diritto alla prestazione, cioè alla pensione integrativa, soltanto dopo un periodo minimo di permanenza nel fondo pari a cinque anni.

I vantaggi della permanenza nel fondo pensione una volta pensionati

Vediamo ora, nel dettaglio, i vantaggi per chi sceglie di continuare a versare i contributi al fondo anche dopo il pensionamento, ma anche per chi continua a lavorare da pensionato e opta per un’adesione che potremmo definire “tardiva”.

Come già accennato, il primo e immediato vantaggio riguarda l’opportunità di poter dedurre fiscalmente i contributi versati fino al limite massimo di 5.164,57 euro all’anno. Questo consente di abbattere il reddito imponibile e versare minori imposte per ogni anno ulteriore di permanenza nel fondo.

Inoltre, rispetto a tutte le altre forme di investimento dei propri risparmi, i rendimenti ottenuti dalla gestione finanziaria effettuata dal fondo subiscono un prelievo fiscale di favore, con aliquota del 12,5% per i Titoli di Stato e del 20% per gli altri strumenti finanziari (a fronte di un prelievo fiscale del 26% applicato alle altre tipologie di investimento).

Infine, una permanenza prolungata nel fondo potrebbe influire positivamente anche sul prelievo fiscale previsto per la pensione integrativa. L’aliquota applicata alla prestazione, infatti, è pari al 15%, ma si riduce dello 0,30% per ciascun anno aggiuntivo oltre il quindicesimo. Continuando a contribuire, dunque, si può puntare ad un’aliquota sempre più vantaggiosa fino a toccare il 9%, con la riduzione massima prevista.

Oltre ai benefici fiscali, restare nel fondo può contribuire a incrementare l’importo della prestazione finale in modo che questa venga riconosciuta, almeno in parte, sotto forma di rendita. 

Occorre sapere, infatti, che se la rendita pensionistica che si ottiene convertendo il 70% del capitale accumulato nel fondo risulta inferiore al 50% della pensione sociale (€ 503,00 al mese per il 2023) si può incassare il capitale in un’unica soluzione

Approfondisci alla nostra pagina I vantaggi.

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